Anche quest'anno, ricorda Forbes, il network mette in guardia dall’utilizzo di definizioni altisonanti, ma generiche, perché il rischio è che, alla fine, dicano l’esatto contrario di quello che vorrebbero sostenere.
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Negli ultimi tre anni, inoltre, la lista dei dieci termini più inflazionati ha contato solo quindici parole in totale. Quindi, aggettivi come creativo, responsabile e orientato all’organizzazione continuano a essere presenti nella maggior parte di profili. Anche motivato, strategico, esperto, innovativo e analitico sono entrati già due volte nel ranking, segno che i suggerimenti non sono stati ascoltati.Per individuare etichette generiche che danneggiano l'immagine, gli esperti suggeriscono di valutare il proprio profilo e considerare sempre il termine contrario a quello indicato che, nella maggior parte dei casi, corrisponde ad aggettivi dequalificanti.
Per contro, se è vero che i termini più gettonati rappresentano caratteristiche molto richieste dalle aziende, invece di elencarli aridamente nel proprio profilo, li si possono valorizzare, per dare un’immagine unica e precisa di sé. Quindi, invece di un generico “responsabile”, meglio indicare di cosa esattamente si è responsabili nel proprio lavoro.
“Dotato di track record” può essere sostituito in modo più efficace dall’indicazione dei risultati effettivamente ottenuti. “Motivato” si può dimostrare indicando le attività di volontariato svolte. Il 40% dei selezionatori intervistati da LinkedIn negli Stati Uniti, infatti, considera l’esperienza maturata nel volontariato altrettanto importante di quella accumulata sul posto di lavoro.
Insomma, per evitare il rischio di apparire insignificanti, le definizioni devono essere pratiche, specifiche e dimostrate.