Come definire profilo rischio

Capire il proprio profilo di rischio è il primo passo per costruire un portafoglio di investimenti in linea con le proprie aspettative e con la propria situazione patrimoniale. Quando si parla di “profilo di rischio”, infatti, si fa riferimento alla capacità di tollerare oscillazioni nei rendimenti, alle prospettive di orizzonte temporale e alla solidità finanziaria di ciascun investitore.

Definire correttamente questi aspetti consente di scegliere prodotti finanziari e strategie coerenti, evitando di farsi prendere dal panico nei momenti di volatilità o, al contrario, di investire in strumenti che non offrano il potenziale rendimento desiderato. Nei paragrafi che seguono, esamineremo i fattori che incidono sul profilo di rischio, le domande da porsi prima di investire e alcuni consigli pratici per non commettere errori.

 



Perché è importante il profilo di rischio

Ogni investitore ha obiettivi e sensibilità differenti nei confronti delle fluttuazioni di mercato. Chi ha un reddito stabile e un orizzonte temporale di 10 o 20 anni, potrebbe essere più disposto ad accettare la volatilità di un portafoglio azionario, confidando nel potenziale di crescita di lungo periodo. Chi, invece, si avvicina al pensionamento o ha un reddito incerto, potrebbe preferire una strategia più conservativa, accettando rendimenti mediamente più bassi ma più stabili.

Definire il proprio profilo di rischio evita situazioni in cui, di fronte a un ribasso momentaneo, l’investitore realizza perdite vendendo nel peggiore dei momenti. Al contrario, quando si investe in strumenti troppo prudenti per le proprie necessità, si corre il rischio di non raggiungere gli obiettivi finanziari, perché i rendimenti potrebbero essere insufficienti a compensare l’inflazione o a far crescere adeguatamente il capitale.

Gli elementi principali da valutare

Per delineare il profilo di rischio, occorre considerare alcuni fattori fondamentali:
  • Orizzonte temporale: più è lungo il periodo di investimento, maggiore è la possibilità di superare le oscillazioni di mercato. Chi ha un orizzonte ridotto, come pochi anni, tende a sopportare meno volatilità.
  • Capacità di risparmio: chi riesce a destinare somme costanti all’investimento, anche in periodi di difficoltà economica, può permettersi strategie più dinamiche. Al contrario, chi non ha un flusso di reddito stabile o deve far fronte a spese imminenti, preferirà un approccio più prudente.
  • Esperienza e conoscenza dei mercati: un investitore che comprende bene le dinamiche del mercato azionario, i prodotti derivati o gli ETF potrà gestire meglio i rischi. Chi è alle prime armi dovrebbe iniziare con soluzioni semplici e trasparenti, acquisendo gradualmente competenze.
  • Situazione finanziaria complessiva: avere un fondo di emergenza e un buon livello di liquidità per le spese impreviste permette di affrontare eventuali perdite temporanee senza dover disinvestire frettolosamente. Una situazione patrimoniale più fragile rende preferibili prodotti meno rischiosi.
  • Obiettivi di rendimento: se l’obiettivo è la rivalutazione del capitale nel lungo periodo, sarà naturale orientarsi verso prodotti con un profilo di rischio più elevato (come azioni o fondi azionari). Se invece si punta esclusivamente alla conservazione del capitale, si preferiranno strumenti obbligazionari o monetari.

Strumenti utili per identificare il proprio profilo

La normativa MiFID II impone agli intermediari finanziari di sottoporre ai clienti questionari di adeguatezza e appropriatezza, volti a raccogliere informazioni su esperienza, obiettivi e tolleranza al rischio. Sebbene questi questionari siano spesso visti come una formalità, se compilati con attenzione e in modo sincero, offrono un primo quadro delle esigenze finanziarie e aiutano il consulente a proporre soluzioni ad hoc.

Inoltre, esistono simulazioni e test online, offerti da banche o società specializzate, che consentono all’investitore di farsi un’idea preliminare del proprio profilo di rischio (ad esempio “conservativo”, “moderato”, “aggressivo”). È bene trattare questi test come indicazioni di massima, da approfondire poi con un professionista in carne e ossa, in grado di valutare sfumature personali difficilmente catturabili da un semplice algoritmo.

Tre profili tipici e le relative strategie

Sebbene non esista una classificazione unica, si possono individuare tre categorie di profili di rischio ricorrenti, cui corrispondono strategie di massima:

  • Conservativo: prevalenza di investimenti in obbligazioni governative o corporate di alta qualità, fondi monetari o strumenti con garanzia del capitale. L’obiettivo principale è preservare il valore del denaro, accettando rendimenti più contenuti.
  • Bilanciato (moderato): mix di azioni e obbligazioni, con una leggera prevalenza delle seconde. Offre un equilibrio tra crescita e stabilità, assorbendo meglio i periodi di volatilità e beneficiando, al contempo, dei potenziali rendimenti azionari.
  • Dinamico (aggressivo): quota più rilevante in azioni e in strumenti a maggior volatilità (come mercati emergenti, settori ad alta crescita). Adeguato a chi ha un orizzonte temporale lungo e non teme oscillazioni anche significative sul breve periodo.

Naturalmente, ogni portafoglio può essere ulteriormente personalizzato in base a criteri di diversificazione geografica o settoriale, e in relazione alla presenza di asset alternativi (immobili, materie prime, criptovalute) e di prodotti derivati.

Gli errori da evitare

Un errore classico è quello di sottovalutare la propria reale emotività di fronte alle perdite temporanee: si potrebbe pensare di essere investitori “audaci”, ma alla prima correzione dei mercati, l’ansia può prendere il sopravvento, inducendo a vendere in perdita. È quindi importante riflettere bene sulla propria propensione psicologica al rischio, analizzando come si reagisce a situazioni stressanti di natura finanziaria.

Altri errori comuni includono l’assenza di un fondo di emergenza prima di intraprendere investimenti più rischiosi, la concentrazione in un unico strumento o settore (mancanza di diversificazione) e l’incapacità di rivedere periodicamente il proprio profilo alla luce di cambiamenti personali (matrimonio, nascita di figli, cambio di lavoro o pensionamento).

Aggiornare periodicamente il profilo

Il profilo di rischio non è qualcosa di statico. L’evoluzione della situazione lavorativa e patrimoniale, l’aumento di competenze finanziarie e la maturazione di nuovi obiettivi di vita possono modificare la propria tolleranza al rischio. Di conseguenza, è essenziale rivedere periodicamente la strategia d’investimento, facendo il punto su:

  • Cambiamenti nelle entrate, nelle spese e nell’eventuale indebitamento.
  • Variazioni nella composizione del patrimonio (acquisto di una casa, eredità, ecc.).
  • Modifiche nel quadro macroeconomico, nei tassi di interesse e negli andamenti dei mercati.

Un consulente finanziario può offrire un supporto prezioso in questa fase, fornendo analisi aggiornate e proposte di riallocazione del portafoglio.

 

NOVITÀ

Adesso puoi seguirci comodamente anche sui canali WhatsApp e Telegram per non lasciarti sfuggire nessuna opportunità di lavoro, concorsi pubblici e aggiornamenti su bonus statali 2025, incentivi e aiuti economici.

 Vietata qualsiasi forma di riproduzione - P.iva 0I564760880