Il termine “inflazione” indica l’aumento generale e continuo dei prezzi nel tempo. Anche se può sembrare un concetto piuttosto astratto, l’inflazione esercita un’influenza concreta sul potere d’acquisto dei risparmi e, di conseguenza, sui risultati ottenuti dai diversi investimenti. In un contesto di inflazione stabile o moderata, le strategie di investimento seguono schemi prevedibili, mentre in periodi di inflazione elevata o fluttuante diventa indispensabile mettere in atto accorgimenti più accurati per proteggere il proprio capitale.
Nei paragrafi che seguono, vedremo quali sono gli effetti dell’inflazione sui principali asset e quali strategie adottare per mantenere in equilibrio il portafoglio.
Che cos’è l’inflazione e perché incide sui rendimenti
L’inflazione fa sì che, col passare del tempo, ogni unità di moneta perda valore reale. Ciò vuol dire che, a parità di somma, si possono acquistare meno beni o servizi rispetto al passato. Quando i prezzi aumentano più velocemente dei rendimenti degli investimenti, il capitale inizia a “erodersi” in termini reali, pur potendo apparire stabile o in crescita in termini nominali.Per questo motivo, molti investitori si riferiscono ai rendimenti “al netto dell’inflazione” per valutare la reale efficacia del proprio portafoglio. In parole semplici, se un investimento frutta un 2% annuo ma l’inflazione nel medesimo periodo è al 3%, il rendimento reale risulta negativo, facendo diminuire il potere d’acquisto.
Effetti sui diversi tipi di asset
Non tutti i tipi di investimento reagiscono allo stesso modo all’inflazione. Vediamo alcuni esempi:- Obbligazioni: le cedole fisse emesse dalle obbligazioni tradizionali diventano meno attraenti in un contesto di alta inflazione, perché il tasso reale (tasso nominale meno il tasso d’inflazione) diminuisce. Le obbligazioni indicizzate all’inflazione (come i TIPS negli Stati Uniti o i BTP Italia in Italia) offrono una rivalutazione del capitale o delle cedole legata all’andamento dei prezzi, mantenendo stabile il potere d’acquisto.
- Azioni: in generale, le aziende possono trasferire parte dell’aumento dei costi di produzione o delle materie prime ai consumatori, adeguando i prezzi. Per questa ragione, nel lungo periodo, le azioni tendono a offrire una certa protezione contro l’inflazione. Tuttavia, in fasi di forte rialzo dei prezzi, i margini aziendali possono subire pressioni (soprattutto se i costi crescono più velocemente dei ricavi), e l’aumento dei tassi di interesse – spesso correlato all’inflazione – può rallentare la crescita e comprimere le valutazioni di mercato.
- Titoli di Stato e tassi di interesse: le banche centrali, per contrastare l’inflazione, tendono ad alzare i tassi di riferimento, rendendo i prestiti meno convenienti. Questo si ripercuote sui prezzi dei titoli obbligazionari tradizionali (a tasso fisso), che scendono man mano che i tassi salgono. I titoli di Stato a breve termine e i titoli indicizzati possono offrire una difesa maggiore in quanto meno sensibili alle variazioni dei tassi reali.
- Materie prime e oro: in molti casi, le materie prime (come petrolio, gas, metalli) e l’oro vengono considerate “coperture” parziali contro l’inflazione, poiché il loro prezzo tende a salire quando i beni e i servizi in generale aumentano di costo. Tuttavia, questa correlazione non è sempre perfetta, e gli investimenti in materie prime possono essere soggetti a forte volatilità.
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Immobili: in un contesto di inflazione moderata, gli immobili godono di un aumento del prezzo di vendita e dei canoni di locazione. Un mutuo a tasso fisso sottoscritto in epoca di tassi bassi può risultare particolarmente vantaggioso in periodi inflazionistici, perché la rata resta invariata mentre la moneta si svaluta. Ciononostante, bisogna considerare la congiuntura economica: se l’inflazione fosse il sintomo di una crisi, le difficoltà di accesso ai mutui potrebbero far scendere la domanda di case e abbassare i prezzi.
Inflazione e tassi reali
Un concetto fondamentale è quello di tasso reale, ossia il tasso di interesse nominale (quello che appare su un’obbligazione o sul conto di deposito) depurato dall’inflazione. Se un BTP offre un rendimento nominale del 4% e l’inflazione è al 2%, il tasso reale è all’incirca 2% (4% - 2%). Viceversa, se l’inflazione salisse al 5%, quel 4% nominale si tradurrebbe in un tasso reale negativo (-1%). Gli investitori più sofisticati guardano sempre al tasso reale per decidere se un investimento garantisce una tutela del potere d’acquisto.
Strategie per difendersi dall’inflazione
Per gestire l’inflazione in modo efficace nel proprio portafoglio, si possono adottare diverse strategie:
- Diversificazione: mantenere una composizione bilanciata tra azioni, obbligazioni indicizzate, immobili e altre asset class in grado di adattarsi ai diversi scenari macroeconomici.
- Obbligazioni indicizzate: i titoli di Stato che legano il rendimento all’inflazione forniscono una copertura immediata se i prezzi aumentano oltre le aspettative.
- Azioni di qualità: selezionare società solide, con capacità di alzare i prezzi dei prodotti o di trasferire l’aumento dei costi ai consumatori, salvaguardando i margini di profitto.
- Strumenti a tasso variabile: alcune obbligazioni, fondi o prestiti hanno cedole che si adeguano ai livelli di mercato, fornendo una parziale copertura contro i rialzi dei tassi.
- Scegliere fondi o ETF che investono in materie prime: se si è in grado di gestire la volatilità di questa asset class, può rappresentare un buon strumento di copertura.
Il ruolo delle banche centrali
Le banche centrali, come la BCE o la Federal Reserve, hanno il mandato di controllare la stabilità dei prezzi. Attraverso strumenti di politica monetaria, regolano i tassi di interesse e la liquidità nel sistema economico. Quando l’inflazione sale oltre gli obiettivi prefissati (solitamente intorno al 2%), le banche centrali possono aumentare i tassi di riferimento, “raffreddando” la crescita economica e la domanda. Questa manovra incide sulle valutazioni degli asset (in particolare obbligazioni e azioni growth), poiché il denaro diventa più caro e l’economia può rallentare.
Tenere d’occhio l’inflazione nel proprio piano finanziario
Che si tratti di accumulare capitale per la pensione, di pianificare l’acquisto di una casa o di preservare un patrimonio familiare, l’inflazione rappresenta un fattore inevitabile. Per questo motivo, è utile rivedere periodicamente il portafoglio, soprattutto se si verificano cambiamenti significativi negli indici dei prezzi. Alcune raccomandazioni:
- Aggiornare gli obiettivi di rendimento: se le aspettative d’inflazione cambiano, potrebbe essere necessario adeguare la strategia e passare a strumenti più aggressivi o difensivi a seconda dello scenario.
- Valutare la duration delle obbligazioni: in un contesto di inflazione e tassi in crescita, le obbligazioni a lunga scadenza subiscono maggiori perdite in termini di prezzo. Potrebbe quindi essere preferibile una duration più corta o l’uso di titoli indicizzati.
- Mantenere un fondo di emergenza liquido: anche in presenza di inflazione, è essenziale conservare una quota di liquidità per spese impreviste, bilanciando la perdita di potere d’acquisto con la necessità di evitare vendite forzate in momenti sfavorevoli.