La pianificazione patrimoniale non si limita solo all’ottimizzazione degli investimenti e delle strategie di risparmio, ma comprende anche la gestione delle donazioni e delle successioni. Comprendere le implicazioni fiscali connesse a questi passaggi di ricchezza è fondamentale per proteggere il proprio patrimonio e favorire la trasmissione dei beni in modo efficiente e conforme alla legge. Nel contesto italiano, la normativa su donazioni e successioni si basa su principi di tassazione che tengono conto del grado di parentela e del valore dei beni trasferiti.
Nei paragrafi che seguono, approfondiremo le regole chiave, le principali aliquote in vigore e le strategie più comuni per gestire il passaggio generazionale in ottica fiscale.
Contenuto dell'articolo:
Imposta di donazione e successione
In Italia, la donazione e la successione sono soggette a imposte differenti a seconda della relazione di parentela con il beneficiario e del valore complessivo del trasferimento. Esistono soglie di franchigia che consentono di non pagare l’imposta su una parte del patrimonio, mentre l’eventuale eccedenza viene tassata con aliquote crescenti.Più precisamente:
- Donazione: si applica l’imposta di donazione, che segue lo stesso schema di aliquote e franchigie della successione.
- Successione: si applica l’imposta di successione, con aliquote che possono variare dal 4% all’8%, a seconda del legame di parentela, e franchigie più o meno ampie.
Le principali aliquote e franchigie
- Coniuge e parenti in linea retta (figli, genitori): aliquota al 4% sul valore eccedente la franchigia di 1.000.000 € per ogni beneficiario.
- Fratelli e sorelle: aliquota al 6% sul valore eccedente la franchigia di 100.000 € per ogni beneficiario.
- Altri parenti fino al quarto grado, affini in linea collaterale fino al terzo grado: aliquota al 6% senza franchigia.
- Soggetti estranei: aliquota all’8%, senza franchigia.
Nel caso di portatori di handicap riconosciuti dalla legge 104, la franchigia sale a 1.500.000 €. È importante tenere presente che l’applicazione delle franchigie e delle aliquote si basa su ogni singolo beneficiario: ciò consente, talvolta, di pianificare in modo efficiente la donazione o la successione, suddividendo il patrimonio tra più soggetti.
Differenza tra donazione e successione
La donazione è un atto inter vivos (cioè eseguito mentre il donante è in vita), mentre la successione avviene mortis causa, ossia dopo il decesso del titolare del patrimonio.
- Nel caso della donazione, il trasferimento di beni o somme di denaro è volontario e avviene subito. Questo offre maggiore controllo a chi dona, che può decidere di regolare il passaggio di ricchezza già in vita, eventualmente inserendo clausole o riservandosi alcuni diritti (ad esempio l’usufrutto su un immobile).
- La successione, invece, è disciplinata dal testamento (se presente) o dalle norme di successione legittima, che stabiliscono precise quote ereditarie a favore dei cosiddetti legittimari (coniuge, figli, ascendenti in mancanza di figli). In tal caso, l’effettivo trasferimento dei beni avviene solo al decesso, e l’erede si trova di fronte a obblighi di dichiarazione di successione e al pagamento dell’imposta corrispondente.
La scelta tra donare in vita e lasciare tutto in eredità dipende da vari fattori: la volontà di disporre del patrimonio con anticipo, la necessità di mantenere un certo controllo sui beni, le relazioni famigliari e, naturalmente, anche la valutazione fiscale.
Beni immobili: visure e rendite catastali
Quando si trasferisce un immobile tramite donazione o successione, occorre effettuare la regolarizzazione catastale e il pagamento delle imposte ipotecarie e catastali (che si calcolano di norma sul valore catastale del bene). Nel caso di un immobile destinato ad abitazione principale o di un trasferimento a coniuge o figli, possono valere agevolazioni simili a quelle sulla prima casa, purché siano rispettati i requisiti di legge (residenza nel Comune dove si trova l’immobile, inesistenza di altri immobili acquistati con agevolazioni prima casa, ecc.).
È bene ricordare che, a prescindere dal passaggio di ricchezza, un’eventuale vendita successiva di un immobile donato può incontrare difficoltà nel reperire mutui da parte dei potenziali acquirenti, poiché alcuni istituti di credito considerano la donazione un titolo di provenienza potenzialmente impugnabile. In questi casi, la pianificazione e la consulenza specializzata risultano fondamentali.
Polizze vita e conti correnti
Le somme accreditate ai beneficiari di una polizza vita alla morte dell’assicurato non rientrano nell’asse ereditario e non sono soggette all’imposta di successione. Questo rende le polizze uno strumento interessante per trasmettere capitali ai propri eredi, con discrezione e vantaggi fiscali. Tuttavia, occorre prestare attenzione alle norme che tutelano la quota di legittima dei legittimari, poiché un uso eccessivo di polizze potrebbe essere oggetto di contestazioni in sede legale.
Per quanto riguarda il conto corrente, le somme in giacenza alla data del decesso entrano a far parte dell’asse ereditario. La banca, in genere, richiede una dichiarazione sostitutiva di atto notorio e copia del certificato di morte per sbloccare i fondi a favore degli eredi. Le eventuali imposte di successione si applicano sul saldo (insieme al resto del patrimonio ereditato), seguendo le franchigie e le aliquote descritte in precedenza.
Pianificazione e testamento
Una corretta pianificazione successoria può evitare liti ereditarie e ottimizzare il carico fiscale. Redigere un testamento chiaro e aggiornato è fondamentale per definire la destinazione dei beni, soprattutto quando esistono quote di legittima e beni immobili di elevato valore. In assenza di testamento, la successione si apre in base alle regole legali, che assegnano quote standard a coniuge, figli, ascendenti e altri parenti, a seconda della configurazione famigliare.
Nel caso in cui si voglia favorire un erede specifico o un soggetto non parente, occorre fare molta attenzione al rispetto delle quote di riserva (legittima) previste dalla legge. Se si ledono i diritti dei legittimari, l’atto di donazione (in vita) o la disposizione testamentaria possono essere soggetti a impugnazione.
Trust e altri strumenti di protezione
Quando il patrimonio è consistente o complesso, e si desidera gestire passaggi intergenerazionali in modo strutturato, si può valutare l’istituzione di un trust o di un altro veicolo giuridico (ad esempio la holding famigliare). Questi strumenti consentono di separare la proprietà dei beni dalla loro gestione e dall’effettivo godimento da parte dei beneficiari. L’obiettivo può essere sia garantire una certa riservatezza e flessibilità, sia tutelare i soggetti più deboli (minori o disabili) o preservare la continuità di un’azienda di famiglia.
Dal punto di vista fiscale, la normativa italiana sul trust è in continua evoluzione e può risultare complessa. È quindi consigliabile affidarsi a professionisti esperti di pianificazione patrimoniale e a consulenti fiscali specializzati, per evitare di incorrere in costi e sanzioni imprevisti.